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Le Salite del VCO
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Ciclorubriche Le Salite del VCO

Ciclorubriche ciclo-pensieri

Madonna del Sasso, ovvero le insidie lungo il percorso (prima parte)

12/08/2021

Nuovo appuntamento con i Ciclopensieri di Giovanni che sì è cimentato nel percorso che porta alla Madonna del Sasso. Con la sua grandissima ironia ci racconta come è andata la sua uscita. NB: tutte le foto presenti nell'articolo sono state fatte da Giovanni

Abbiamo scelto la bicicletta. L’abbiamo acquistata e ora l’accudiamo con amore in garage. Anche se appena uscita dalla fabbrica, l’abbiamo accuratamente pulita, lucidata, passato la cera, ripulita, rilucidata, ripassato di nuovo la cera. L’abbiamo fotografata da ogni angolazione possibile, chiedendole, nell’oblio dell’estasi: “Perché non parli”?

 

Abbiamo avuto un tuffo al cuore quando, con l’ausilio di una lente di ingrandimento, abbiamo scoperto un terrificante graffietto di mezzo millimetro, maledicendo il destino avverso, la sorte ria, il governo, il venerdì 17, i treni sempre in ritardo, passando poi a elencare uno a uno, e non proprio elegantemente, tutti i poveri Santi del Cielo tanto che, davanti al nostro diluvio di epiteti, Mara Maionchi farebbe la figura di una timida educanda.

 

Alla fine del raptus, vaghiamo sgomenti in garage in preda allo sconforto, chiedendoci cosa abbiamo fatto di male per meritarci una così atroce punizione: bici nuovissima e già irrimediabilmente menomata! Tremanti dalla paura di amplificare il danno, finalmente osiamo passare un dito sul graffietto, scoprendo che era… un semplice pelo di gatto!

 

Dopo 27 giorni di venerazione decidiamo che (forse) è ora di far uscire la bici dal garage. L’indomani pioverà? Sebbene sappiamo che la nostra amata non soffre l’acqua, l’idea di riportarla a casa infangata dalle vili pozzanghere o dalle infide sterrate traditrici, attanaglia il nostro cuore. Dopo aver consultato febbrilmente tutte le previsioni meteo possibili, compreso il meteo svedese e quello del Kazakistan, verificato che nessuna nuvola albergherà il cielo, ci affidiamo comunque alle grazie di Santa Caterina da Siena, patrona dei ciclisti, alla quale dedichiamo un piccolo altarino in garage, ivi ponendo un cero di un metro e mezzo.

 

Risolto il problema meteo, non resta che decidere con quale itinerario cominciare “Le Salite del VCO”. Il profilo a mandolino della zona addominale non lascia dubbi: obbligatorio un percorso classificato come “Facile”, anche perché il livello ancor più basso, “Disteso sul divano”, non è contemplato. Esistono due possibilità: “Madonna del Sasso” o “Quarna Sopra”.

 

Son già le 2 di notte quando, tutti sudati e in preda ad amletico dubbio, non abbiamo ancora deciso quale dei due itinerari intraprendere. I pro e i contro sono stati più volte valutati: decidiamo pertanto di affidarci al classico “testa o croce”. Dopo oltre vent’anni dalla sua introduzione, scopriamo che la moneta da 1 euro non ha i lati con una testa e una croce: da un lato c’è l’Europa, dall’altro un’immagine che cambia a seconda del Paese di emissione. L’euro italiano ha raffigurato l’Uomo vitruviano di Leonardo, ma in casa abbiamo un solo euro che raffigura…un pupazzo! (1)

 

Arrabbiati perché convinti ci abbiano rifilato un euro falso, decidiamo comunque di lanciarlo in aria: Europa “Madonna del Sasso”, pupazzo “Quarna Sopra”. Ed ecco la scena: lancio, “stung” della pala del ventilatore a soffitto che scaglia irrimediabilmente la moneta fuori dalla finestra, “sbarabeng” della moneta sul cofano dell’auto parcheggiata sotto casa, “tribidibidibiding” della moneta che ruota su se stessa e si ferma chissà dove. Se nelle notti d’estate notate un uomo in mutande vagare errabondo in un cortile di casa, statene certi, è un ciclista che ha giocato a “testa o croce”.

 

Ed è giunto il gran giorno. Le possibili grandinate in Islanda un poco ci preoccupano: magari un refolo di vento strafottente potrebbe scaricare sulla bici qualche chicco, qui a 2700 Km di distanza. Con un filo di emozione carichiamo la bici sull’auto e ci dirigiamo verso il punto di partenza dell’escursione, cioè il parcheggio della stazione ferroviaria di Omegna, chiaramente tutto occupato. Troviamo l’unico parcheggio libero, a strisce bianche, a 20 Km dalla stazione, praticamente a pochi Km da casa. Ricominciamo a maledire il mondo intero, chiedendoci cosa (censura) fanno tutti in giro! Scarichiamo la bici e via, finalmente in sella. Ed eccoci: caschetto di cuoio da aviatore anni ’30, occhiali scuri da saldatore e copertone di riserva tra collo e sotto l’ascella, abbigliamento che fa molto vintage e ciclista vissuto. E per gli automobilisti che ci seguono a 10 Km/orari senza poter sorpassare, anche vissuto assai.

 

La destinazione odierna è la “Madonna del Sasso”, un percorso che fin da subito regalerà impagabili scorci sul lago d’Orta. Neanche trascorsi 10 minuti e pochi tornanti, si è già fermi a scattare foto. E spinti un po’ dalla curiosità, un po’ dalle auto che, stanche di starci dietro, una “parafangata” ce la danno, le deviazioni dal percorso originale saranno tante: dopo le amene Brolo e Cesara, visitate entrambe, si giunge all’ingresso di Alzo. Invece di proseguire a destra, come indicato dalla “tavola dei comandamenti”, ci fiondiamo dritti nella bella piazza del paese, un balcone panoramico, per goderci l’ennesima meravigliosa vista lago e dissetarci. Nonostante abbiamo già impiegato il triplo del tempo previsto, tronfi diamo un’occhiata ai checkpoint sull’App “Le Salite del VCO” dove, sgomenti, scopriamo che il checkpoint di Alzo non è diventato verde. “Sarà a causa della deviazione”, pensiamo. Torniamo indietro, per riprendere il percorso previsto e raggiungere la meta dopo “epica salita”.

 

Dalla “Madonna del Sasso” si gode un panorama straordinario. Panorama che non ci godiamo perché quando si ha un chiodo fisso in testa o si è Frankenstein, oppure un ciclista de “Le Salite del VCO” al quale non si è illuminato un checkpoint. Quello di Alzo, infatti, è ancora miserevolmente spento! Rimontiamo in sella, ma prima ci togliamo lo sfizio di deviare per Boleto, splendido caratteristico paesino dalle strette viuzze, dove ci incuriosisce la chiesa poggiata sul punto più alto del paese. Quello che ci preoccupa è l’erta scalinata di oltre 70 gradini che ci separa da essa. Chiediamo conforto a una benedettissima gentildonna locale che conferma essere l’unica via per raggiungere la chiesa. Bici in spalla, sudore misto alle lacrime, passo dopo passo siamo sull’ermo colle, per scoprire che, giungendo dal lato opposto, i gradini sarebbero stati solo una decina! Benedicendo, a nostro modo, la gentildonna locale e i suoi parenti per i secoli futuri, ci fiondiamo giù per la discesa per raggiungere Alzo.

 

In ripido declivio superiamo le frazioni di Artò e Centonara alla folle velocità di 15, forse 20 Km/orari: da tanto che sono tirati, i freni a disco fumano. Giunti ad Alzo ne percorriamo le vie in lungo e in largo, sopra e sotto, ma il checkpoint non si illumina! Vorremmo chiedere la convocazione urgente del Consiglio Comunale, far esorcizzare l’App dal parroco del paese! In preda al panico ci rivolgiamo a due ciclisti fermi di fronte a una gelateria, nella speranza siano “fratelli di percorso”. Purtroppo non sanno nulla de “Le Salite del VCO”: provengono da Reykjavik, capitale dell’Islanda. Ci torna in mente la grandine e, nonostante il cielo limpido, proteggendo inconsciamente il manubrio scrutiamo preoccupati il nord. Chiediamo loro come si dice bicicletta in islandese (2), assicurandoci il mal di testa per i giorni a venire. Impronunciabile.

 

Stiamo ormai errando confusi, da qualche tempo, su e giù per l’ampia piazza del paese, senza decidere se proseguire o insistere per l’agognato “habemus checkpoint”! Alzando i loro sguardi, gli alzesi ci guardano perplessi mentre noi, alzandoci dalla sella, alziamo decisamente il braccio destro, alzando in cielo un euro: non decideremo per alzata di mano, ma col “testa o croce”! Ed ecco che ad Alzo, si alza in volo una ghiandaia, detta anche gazza, detta anche ladra. Con la moneta serrata nel becco, in un battito si posa in cima al campanile. Se in una qualunque giornata estiva noterete, in una piazza, un uomo inveire contro un campanile, non è uno blasfemo da scomunicare, ma solo un ciclista indeciso che ha giocato a “testa o croce”.

 

(1) Euro cipriota che raffigura “l’idolo di Pomos”, scultura preistorica scoperta vicino all’omonimo villaggio.

(2) Bicicletta in islandese si dice “Reiðhjól”. Ora provate a pronunciarlo con l’ausilio di Google traduttore.

 

Nota dell’autore: per chi intraprendesse per la prima volta una delle splendide escursioni del “Le Salite del VCO” è bene sottolineare che può capitare che un checkpoint non si attivi, la tecnologia a volte è capricciosa, ma questo non inficerà in alcun modo la registrazione del percorso effettuato: alla fine del percorso inviate i dati acquisiti (checkpoint validati) tramite l’App. Così come può capitare che il QR code di un punto di controllo si trovi in una zona senza campo, di tutti o di qualche operatore telefonico: scannerizzate comunque il QR code, appena il vostro cellulare aggancerà il segnale, automaticamente il vostro percorso sarà registrato sul sito de “Le Salite del VCO”.

 

Giovanni Giorla per Le Salite del VCO

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